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Già nel Quattrocento Machiavelli e Guicciardini constatarono la decadenza della vita politica e militare italiana prendendo atto della fine della sua autonomia; quando nel 1494 il re francese Carlo VIII discese in Italia “ per subita tempesta si roppe e si squarciò la unione d'Italia . I principi italiani….né sia accorgevano i meschini che si preparavano ad essere preda di qualunque gli assaltava…” ( Storie Fiorentine ).
Ai principi italiani i condottieri Vitelli “reputatissimi”, diversamente dagli altri capitani di ventura che si contentavano dei saccheggi e di buone condotte, offrirono sì il braccio, le milizie, il coraggio, le astuzie tattiche, la disponibilità a lunghe campagne, la lealtà operativa, senza, però, mai disattendere il loro particolare progetto politico di uno Stato e di una Famiglia che nel comune di Civitas Castellis (Città di Castello), nel contado e nei territori affidati e conquistati in Toscana, Marche e Puglia, reggeva la Signoria con artigli di falco nel guanto di velluto di una corte rinascimentale. |
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