|
Lo Studiolo è, per l’uomo del Rinascimento, la stanza più importante della dimora, lo spazio segreto dove, finite le attività giornaliere, si ritira per avvicinarsi alle arti liberali e accrescere le proprie virtù.
In un’epoca attraversata da guerre e conflitti interni, il precario equilibrio politico favorisce l'individualismo e anche la crescita di grandi personalità nel campo delle arti e delle scienze.
Una folta schiera di studiosi e artisti, incoraggiati da principi illuminati che si ergono a loro protettori, diviene il motore di un rinnovamento artistico e intellettuale che coinvolge tutti i principati d’Italia, in competizione l’uno con l’altro.
Se la corte e il palazzo rappresentano il potere del principe e del dominio sulle cose terrene, lo studiolo, cuore della sua dimora, rappresenta il tentativo di appropriarsi anche della dimensione spirituale. Lo Studiolo è, nella sostanza, rappresentazione visibile, ma non tangibile, dell’anima di Federico da Montefeltro e ogni scansia mostra all’osservatore una tessera della sua humanitas, non più dispersa, ma colta nell’interezza che il luogo, situato in una “terra di mezzo” sospesa tra immanente e trascendente, ha contribuito a ricostituire.
Il verbum dimissum ritorna ad essere parola viva e illumina la realtà allo stesso modo della luce del sole che si spande sulle tarsìe dello Studiolo, nel Palazzo Ducale di Gubbio.
|
|